Cronaca

"Bar di Auschwitz", l'imputato
no vax: "La mia, solo un'opinione"

Daniele Disingrini è a processo per diffamazione nei confronti del bar San Giorgio. Pendono trattative per il risarcimento. La somma andrà ad un ente benefico

Pendono trattative tra le parti per rimettere la querela sul caso del no vax cremonese Daniele Disingrini, 69 anni, imputato di diffamazione sui social per aver offeso la reputazione commerciale del bar San Giorgio di via Dante a Cremona, definendolo “bar di Auschwitz”, nonchè “bar già noto per tristi episodi di xenofobia e gestito da personale all’opposto dell’ideologia comunista”.

L’imputato, assistito dall’avvocato Andrea Balzarini, ha avanzato una proposta risarcitoria di 500 euro, definita però non congrua dal legale di parte civile Gianluca Pasquali per conto dell’amministratore della società che gestisce il San Giorgio. Disingrini dovrà rilanciare l’offerta. La somma che sarà concordata sarà donata ad un ente benefico. Si torna in aula per definire la questione del risarcimento il prossimo 5 giugno.

 

L’avvocato Balzarini

L’imputato aveva scritto quelle frasi sul profilo facebook “Cremona Ancor”, utilizzando il proprio account personale. Un post di cui l’amministratore della società era venuto a conoscenza nell’agosto del 2021. Nei giorni seguenti, come raccontato in denuncia, due ragazzi, passando davanti al bar, avevano urlato verso l’interno del locale “razzisti”. “Un episodio”, secondo la parte civile, “sicuramente da collegare al post su facebook. Affermazioni diffamatorie e pericolose perchè potrebbero fomentare in taluni atteggiamenti anche violenti, sia verso gli operatori del locale, che verso gli avventori e la struttura stessa”.

In epoca Covid, come riportato in querela, avendo la possibilità logistica di rispondere alle normative anti pandemia, era stato predisposto l’ingresso e l’uscita al locale su due ingressi separati. Sulla porta per accedere al locale era stato affisso l’avviso che l’accesso ai tavoli era consentito solo mostrando il green pass.

 

L’avvocato Pasquali

“In questi ultimi tempi, nell’opinione pubblica italiana, si fa una caccia alle opinioni”, ha commentato Daniele Disingrini, pensionato, ex dipendente delle Poste con tante passioni, come l’archeologia, la scrittura, la musica, il cinema. Non c’è più la libera espressione del pensiero, io non ho denunciato il proprietario dandogli del nazista, ho soltanto espresso una mia opinione. Quella era una situazione aberrante, si vedevano delle mostruosità. Io non ho voluto offendere nessuno, ho visto solo l’aspetto esteriore della situazione: c’erano tanti adesivi appiccicati dove c’era scritto ‘Non entrate di qui, entrate di là, si entra solo con la mascherina, con il green pass, non sedetevi su questi tavoli più di tre minuti. Ma ciò che ho scritto era solo un’opinione”. 

Disingrini è stato il primo a Cremona ad essere accusato del reato contemplato dall’articolo 415 del codice penale: istigazione a disobbedire alle leggi. L’accusa è quella di aver scritto sulle pagine di facebook frasi che incitavano a non utilizzare le mascherine anti Covid, definendole “causa di lento e inesorabile suicidi’”, e frasi che definivano “falsi i numeri dei decessi da Covid”, istigando alla “disobbedienza delle leggi di ordine pubblico in vigore a tutela della salute pubblica nel periodo di emergenza pandemica”. Il 7 marzo il caso approderà nell’aula penale del tribunale.

Sara Pizzorni

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...