Cresciuto tra difficoltà e bullismo
"Non ho mai picchiato mia madre"
Si è difeso il giovane che è accusato di aver maltrattato la madre

“Sin da quando ero piccolo abbiamo vissuto in grande povertà, mancavano i soldi anche per il cibo. C’erano litigi in famiglia che non mi facevano bene, difficoltà scolastiche e sociali, addirittura non potevo prendermi cura della mia persona e a scuola ero vittima di bullismo. E poi gli assistenti sociali, la casa famiglia, dove sono stato dai 18 ai 20 anni, la morte di mio padre, dipendente dall’alcol“.
A parlare, oggi davanti al giudice, è Simone, 25 anni, a processo per maltrattamenti nei confronti di sua madre, una cremonese di 57 anni. Era stata lei, il 28 settembre del 2022, dopo l’ennesima lite, a denunciare il suo unico figlio. Ma lui oggi ha negato di aver mai alzato le mani su di lei, e nonostante le difficoltà in famiglia e i litigi, che lui ha definito “normali”, ha detto di essersi sempre trovato bene con sua madre e di non averla mai odiata.
Secondo quanto denunciato dalla donna, invece, il giovane le aveva sferrato pugni sulla testa, presa a calci se il cibo non era di suo gradimento, presa per il collo e insultata.

In aula, la donna, che viveva con i soldi della pensione del marito, aveva raccontato delle reazioni violente del ragazzo, come quando lui le aveva chiesto di fermarsi a comprargli delle crocchette mentre andava al mercato a fare la spesa. In mano le aveva dato 50 euro, soldi che lui aveva guadagnato facendo lavoretti saltuari di giardinaggio. Ma la donna era tornata a casa senza le crocchette. “Me n’ero dimenticata”, aveva detto lei in aula, facendo scattare la reazione violenta del figlio, che in un eccesso d’ira l’aveva colpita con schiaffi e calci, sbattendola contro un vetro.
“Le discussioni tra noi nascevano perchè io volevo che lei mi ascoltasse“, ha detto oggi l’imputato, assistito dall’avvocato Guido Giarrusso (la vittima non si è costituita parte civile). “Ma poi i litigi si risolvevano. Una volta stavamo litigando perchè le avevo lasciato dei soldi che poi sono spariti. Lei ho chiesto conto e lei si è agitata. Io ho alzato la voce, la tenevo ferma perchè volevo che si calmasse, ma non la volevo spaventare. Lei ha gridato aiuto e il vicino ha sentito ed è entrato da noi. Ma sono stato io a chiamare le forze dell’ordine”.
Il giovane, che nei confronti della mamma ha la misura del divieto di avvicinamento dal primo ottobre 2022, ha parlato di liti che avvenivano un paio di volte al mese e ha negato le botte, ha sostenuto di non averla mai vista con un occhio nero, di non sapere perchè sua madre avesse dei lividi, così come è emerso nel corso del processo. Nessuna minaccia, nessuna ingiuria e nessun diverbio sulla gestione della casa. “Lei non sapeva prendere le decisioni da sola”, ha raccontato l’imputato, che ha parlato di “ingerenze” da parte della nonna. “Alla mamma avevo preso un cane per aiutarla ad uscire di più. Ma la nonna non era d’accordo, l’idea che avessimo un cane non le piaceva”.
Nella sua precedente testimonianza, invece, la 57enne aveva parlato di liti quasi quotidiane. “Io di carattere sono una debole. Avevo paura. Non ho mai reagito, gli chiedevo solo di smettere e urlavo. I vicini mi sentivano, una volta mi sono rifugiata da loro”. Dopo la denuncia, la donna era andata a convivere con il nuovo compagno. “Adesso faccio una vita serena e tranquilla”, aveva detto. Una vita più serena ora ce l’ha anche Simone, che è riuscito a trovare un lavoro stabile. I due si sono rivisti oggi in aula dopo tanto tempo.
La sentenza è prevista per il 27 giugno.
Sara Pizzorni