Politica

Tamoil, Pizzetti: "Questi i fatti.
Chi li mistifica danneggia la città"

Luciano Pizzetti (foto Sessa)

A tre lustri dalla clamorosa chiusura della raffineria di Cremona – la maggior crisi occupazionale vissuta dalla città in tempi recenti – la Tamoil resta al centro del dibattito politico. Protagonista, allora come oggi, è Luciano Pizzetti, all’epoca parlamentare che seguì tutta la vicenda ambientale e lavorativa al Ministero dell’Industria, oggi presidente del consiglio comunale. E’ in questa veste che interviene ora su quella che definisce, da parte delle forze politiche d’opposizione, una “mistificazione dei fatti che non rappresenta mai un buon viatico per il bene di una comunità. Purtroppo è quanto accade ancora in questi giorni su Tamoil e fondi risarcitori”.

E parte da lontano, ripercorrendo la vicenda.

“Andando con ordine. Agli inizi dello scorso decennio, Tamoil annuncia repentinamente la chiusura della produzione e la trasformazione in deposito. Centinaia di lavoratori vengono sottoposti a procedura di licenziamento. Centinaia di famiglie verrebbero private della fonte di reddito. Una bomba sociale in una città piccola come Cremona.

“Al danno ambientale preesistente e persistente si aggiungerebbe quello sociale. Capisco che per taluni radical chic il destino dei lavoratori sia secondario. Per me no. Nel modo più assoluto. Neppure per l’allora Sindaco Oreste Perri. Tanto meno per i Sindacati.

Dunque si agisce in due steps. Prima cosa: dare prospettiva lavorativa e reddituale immediata ai lavoratori sottoposti a licenziamento. Operando contemporaneamente per contenere ed eliminare gli sversamenti così da impedire la chiusura delle Canottieri, luoghi di molte belle attività dei cittadini cremonesi. Azione che funziona tutt’ora, come dimostrato lunedì scorso all’Osservatorio Tamoil.

“Raggiunti questi obbiettivi, con accordi che hanno successivamente fatto scuola, dedicarci al secondo step. Far pagare a Tamoil i danni causati alla città, obbligarla al risanamento e, una volta cessata l’attività perché così dice la legge, alla bonifica.

“Fare tutte e tre le cose contemporaneamente risultava impraticabile. Soprattutto per una ragione elementare: era impossibile trattare con Tamoil per salvaguardare i lavoratori e, nello stesso istante, portarla in Tribunale sul risarcimento del danno ambientale.

“Il conflitto tra i medesimi soggetti agenti (Tamoil, Comune, Ministero e, a latere, Sindacati) avrebbe impedito la salvaguardia dei lavoratori e non garantito il risanamento ambientale. Bingo! Non mi pare difficile da comprendere.

“Sul parziale risarcimento Gino Ruggeri ha fatto il giusto. Molto di giusto e senza pari gloria, anzi proprio senza gloria, ha fatto chi ha impedito i licenziamenti e messo in sicurezza operativa le Canottieri. Con un valore, per inciso, di gran lunga superiore. Il Comune non poteva in quel momento, ma finita la vicenda sociale s’è dedicato per intero a quella ambientale. Sostituendosi a Ruggeri e poi affiancando il Ministero dell’Ambiente, in seguito costituitosi avverso Tamoil. Dunque perché vituperare la verità che altro non è che la fotocopia della realtà? Ancora frottole anche basta”.

LA NUOVA DELIBERA PER UTILIZZO FONDI RISARCITORI SARA’ DECISA DAL CONSIGLIO COMUNALE – “Vengo al fantomatico scandalo delibera, continua Pizzetti. “Altra mistificazione. La delibera sulla destinazione del milione ottenuto in risarcimento è del 2019, risale alla precedente consiliatura. Non è mai stata attuata. La composizione della Commissione valutante era prevalentemente tecnica e prevedeva la presenza di un solo rappresentante democraticamente eletto: il Presidente del Consiglio comunale. Nel frattempo ci sono state le elezioni e il rinnovo del Consiglio comunale. E i nuovi programmi sottoposti agli elettori.

“La nuova maggioranza è ampiamente legittimata, al pari del Governo Meloni, ma il consenso verso l’opposizione è stato consistente. Da qui l’idea di coinvolgere tutte le rappresentanze consiliari nel lavoro di indirizzo sulla destinazione delle risorse. Proprio in sintonia col lavoro comune fatto agli albori di questa vicenda. Dunque non solo il Presidente del consiglio, me stesso, ma l’intero Ufficio di Presidenza. Va da sé che non ho accumulato “potere”, caso mai ne ho ceduto. In più la vecchia delibera si riferiva al milione di allora, non ai due milioni e quattrocentomila come sono diventati. E spero anche di più se l’azione del Ministero, affiancato dal Comune, andrà a buon fine.

“Questa proposta, valutata concordemente col Sindaco e con l’Assessora alla partita, l’ho sottoposta all’Ufficio di Presidenza e lì è stata accolta e condivisa da tutti i capigruppo, ripeto tutti, con l’unica titubanza dell’allora rappresentante di Forza Italia. Solo dopo tale condivisione il Sindaco e la Giunta hanno lavorato alla predisposizione della nuova delibera. Che verrà ulteriormente vagliata in Ufficio di Presidenza, per poi approdare in Consiglio comunale, come ho ricordato intervenendo al congresso cittadino di Fratelli d’Italia, principale forza di opposizione. Spiace che un esercizio di partecipazione e coinvolgimento si tenti di farlo passare per il suo contrario solo per esigenze di strumentalizzazione politicante.

“Infine, la vecchia delibera dice ‘realizzazione di interventi in ambito ambientale’. Così sarà. Per ambienti pubblici ovviamente, non privati. Non di Tamoil. L’ambiente cittadino è un sistema di vita in cui occorre stare al meglio. Una città pulita preserva l’ambiente. Una città meno inquinata pure. Una piazza vissuta dai cittadini anche. Più piante e meno buio. L’ambiente non è il giardino in villa ma i luoghi che frequentiamo. Se sono belli, puliti, ordinati, luminosi sono anche più sicuri. Ambiente e sicurezza convivono.

“Agendo per la qualificazione dell’ambiente cittadino si rispetta esattamente il dettato della precedente delibera “realizzazione di interventi in ambito ambientale”. E bando alle chiacchiere ipocrite, le risorse disponibili sono queste. Com’è che si dice? Hic Rhodus Hic Salta. Nella mia attività istituzionale ho fatto sì che risorse assai consistenti, nazionali e regionali, giungessero al nostro territorio. Non erano soldi miei, perciò mai mi sono arrogato di dire a un Comune come utilizzarli nello specifico. Solo il Consiglio comunale è titolare della decisione finale sull’allocazione delle risorse. Quello di Cremona in questo caso. Nessun altro. All’unanimità spero, a maggioranza dei Consiglieri se la prima non sarà praticata”.

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