Oltre 100.000 euro al medico
Mosca per esposizione mediatica
Risarcimento per ingiusta detenzione
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È di 104.400 euro il risarcimento disposto dalla Corte d’appello di Brescia a favore di Carlo Mosca, 52 anni, originario di Persico Dosimo, l’ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari assolto in via definitiva nel febbraio dell’anno scorso dall’accusa di omicidio volontario plurimo di tre pazienti malati di Covid.
L’ex primario, che ora lavora al 118 degli Spedali Civili di Brescia e che aveva chiesto il risarcimento per ingiusta detenzione, era stato confinato agli arresti domiciliari 522 giorni, dal 25 gennaio del 2021 fino alla data della sentenza di primo grado, nel luglio del 2022, quando è tornato ad essere un uomo libero. Per lui, il pm Federica Ceschi aveva chiesto 24 anni di carcere.
l medico ha ricevuto un indennizzo “che è più alto del mero calcolo matematico delle spettanze”, avevano spiegato ieri i suoi difensori, gli avvocati Elena Frigo e Michele Bontempi. “Segno che è stato riconosciuto il danno che il nostro assistito ha patito”.
Per i giudici, “è accoglibile la richiesta di ristoro a seguito di esposizione mediatica in relazione al risalto della notizia del suo arresto e dell’applicazione nei suoi confronti di misura cautelare custodiale”.
“In relazione alla privazione della libertà personale”, scrivono i giudici nel provvedimento, “considerato il grave titolo di reato addebitato anche in relazione alla natura dell’attività svolta dal Mosca preposta alla salvaguardia della vita umana, le particolari correlate condizioni di detenzione domiciliari patite, la gravosità di quanto patito in relazione alla persona dell’interessato (soggetto incensurato e del tutto avulso da ogni esperienza giudiziaria), nonchè in relazione alla connessa sospensione dall’attività lavorativa ed al pregiudizio per il risalto mediatico della vicenda, la Corte ritiene congrua la determinazione pari a 200 euro per ciascun giorno di detenzione, e così per la somma complessiva di 104.400 euro che deve ritenersi pienamente ristorativa della detenzione patita”.
Sara Pizzorni