Violenza sessuale: Giovanni Sgroi
sceglie la strada del silenzio
Il medico e sindaco di Rivolta d'Adda si è avvalso della facoltà di non rispondere

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Si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Sara Cipolla, il medico e sindaco di Rivolta d’Adda Giovanni Sgroi, 70 anni, ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale aggravata su quattro pazienti. Sgroi, sospeso dalla carica di sindaco dal prefetto di Cremona Antonio Giannelli, è assistito dall’avvocato Domenico Chindamo.
Secondo l’accusa, l’indagato, laureato all’Università di Messina ed ex primario di Chirurgia 2 all’ospedale di Treviglio, tra gennaio e maggio di un anno fa avrebbe abusato di quattro donne nel corso delle visite gastroenterologiche effettuate in un centro privato polispecialistico di Pozzuolo Martesana, nel milanese. Le vittime sarebbero una 24enne di Cernusco sul Naviglio, una 34enne di Treviglio, una 35enne di Pozzuolo e una 43enne di Sesto San Giovanni.
“Bellissima mora”, “Bella bionda”, “Figlia bellissima”, “Stupenda mora”, scriveva l’indagato sul suo telefonino, come fosse un diario con le fattezze e i particolari fisici delle pazienti. Dopo la visita, diceva alla segretaria di ambulatorio di fare uno sconto sulle visite.

A far scattare le indagini è stata la denuncia di una delle donne, la ragazza di 24 anni, cosa che ha consentito di far emergere gli altri casi delle presunte molestie. Gli abusi sarebbero avvenuti nel corso di ecografie, prima attraverso apprezzamenti e poi con violenze camuffate da manovre mediche.
A Sgroi, sposato e con una figlia di 39 anni, sono contestate le aggravanti dell’abuso di potere e della violazione dei doveri di un pubblico servizio. Il medico avrebbe sfruttato la fragilità emotiva delle donne e il contesto clinico che prevede un rapporto di fiducia e riservatezza tra paziente e specialista.
“Non ci sono elementi oggettivi, solo le dichiarazioni delle presunte vittime e quelle del mio assistito”, si è limitato a commentare l’avvocato Chindamo, sottolineando che si tratta di una situazione in cui la parola di una parte è contrapposta a quella dell’altra.
Il difensore non ha chiesto la modifica della misura cautelare in attesa di studiare il fascicolo in modo approfondito. L’indagato, attraverso il suo legale, si è comunque detto estraneo ai fatti. “Quando sarà tempo spiegherà tutto”.
Sara Pizzorni