Cronaca

Aule, laboratori, studentato: così
l'ex caserma è diventata università

Il chiostro maggiore su cui si affaccia parte dello studentato (foto Francesco Sessa)

Un’area di 30mila metri quadrati, di cui 20mila edificati e 7mila scoperti a verde. Il Campus “Città di Cremona”, aperto questa mattina alle autorità cremonesi per una prima visita in vista del trasferimento del Politecnico (che inizierà già a giugno) è stato realizzato in meno di due anni e nei periodi più intensi ha visto al lavoro contemporaneamente fino a 130 persone tra operai, artigiani, figure tecniche. Un cantiere complesso e, per dirla con le parole di uno dei titolari di  Immobiliare Raffaella, general contractor, “tutto ciò è stato possibile grazie agli insegnamenti ricevuti in tutti questi anni dal cavalier Arvedi che ci ha fatto avere la giusta mentalità per potere realizzare delle opere del genere in questi tempi, ossia in 19 mesi”.

“È stato un lavoro impegnativo ma entusiasmante, è stato molto sfidante per le tempistiche richieste, veramente strette e credo che poche opere di questa complessità siano state realizzate in tempi così rapidi”, il commento dell’architetto Andrea Carcereri, presidente di Coprat, la cooperativa di progettisti a cui è stato affidato l’intervento e direttore dei lavori. “Il risultato restituisce a Cremona un ‘brano’ che va a rigenerare un’intera area della città, assieme al vicino campus Santa Monica”.
“Abbiamo recuperato un patrimonio storico di cui le nostre città sono fornite abbondantemente – ha aggiunto Carcereri – e che purtroppo tante volte versano in condizioni pessime di abbandono. E’ quindi di grande soddisfazione il recupero di questi edifici, oltre al fatto di ridare vita a luoghi abbandonati portando giovani e studenti”.

I lavori erano stati preceduti dalla bonifica dell’area, operazione necessaria considerata la presenza di attività militari fino al 2011.
Si è quindi proceduto con un restauro conservativo per la parte di edificio che si affaccia su via Bissolati che rappresenta il nucleo storico (palazzo del Conte Covo), risalente a fine ‘400 inizi ‘500 e per i due chiostri, dove sono stati restaurati colonnato e tondi in terracotta. Qui si affacciano al piano superiore gli alloggi dello studentato (143 posti suddivisi in  stanze da uno e due posti letto) e, sul più piccolo dei chiostri, al piano terra, quella che diventerà una cucina comune. Inoltre: sale studio, palestra da 250 mq, cappella. 

Un edificio che ha avuto molteplici funzioni: da monastero a caserma francese durante il breve periodo napoleonico, quindi caserma austroungarica, fino alla maggiore trasformazione dell’intero complesso in epoca post unitaria, a fine Ottocento. Al secondo dopoguerra risalgono gli edifici dove verranno collocati i laboratori, lungo via Bissolati (a destra guardando l’ingresso principale): edifici di minor pregio, funzionali un tempo alle attività militari e che ospiteranno i laboratori più impattanti che non avrebbero potuto trovare spazio all’interno della sede attuale, oltre ad una mensa da 250 coperti,  una cafetteria e ad uffici.

Ulteriori laboratori e aule studio sono state ricavate al piano superiore dell’altro fabbricato storico che si sviluppa longitudinalmente tra le vie Bissolati e Massarotti: un atrio con colonnato, al piano terra, introduce a sinistra alla biblioteca da 400 mq e a destra a un museo da 550mq che custodirà  oggetti storici del Politecnico.

Dislocati nei fabbricati verso ovest ci sono i laboratori di chimica, acustica, meccanica.

L’edificio di nuova costruzione, concepito con ampie vetrate, ospita oltre all’aula magna – auditorium, altre due aule  al piano terra con 250 posti a sedere, quattro aule da 150 posti, sei da 80 ai piani superiori e un’aula informatica da 65 posti. L’intero complesso è stato realizzato per una potenzialità di studenti che arriva a 1900 persone.
Giuliana Biagi

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