"Senza scienza niente futuro, ma
è lo spirito che fa andare avanti"
Le parole del Cavalier Arvedi
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Nella foto di copertina la rettrice del Politecnico Donatella Sciuto, Luciana Buschini, Giovanni Arvedi, il Vescovo Antonio Napolioni (foto Francesco Sessa)
Guardare al futuro e ai giovani, unendo il sapere tecnologico a un profondo umanesimo. Questo il filo conduttore dell’intervento del cavaliere Giovanni Arvedi – questa mattina accanto alla moglie Luciana Buschini – nel salutare le autorità presenti al sopralluogo nel nuovo campus del Politecnico nella ex Caserma Manfredini, a lavori ultimati nella parte edilizia. E’ stata la Fondazione Arvedi Buschini a finanziare l’intero recupero e la bonifica preliminare. Ad accogliere gli ospiti, l’aula magna da 250 posti, realizzata nel nuovo edificio sul lato verso via Massarotti, dove ai due piani superiori sono distribuite le aule, da 80 e 150 posti. Gradinate in legno su cui verranno posati i tavoli e soffitto a vele in materiale composito che garantisce la necessaria correzione acustica .
“Io ho già un’età molto avanzata – afferma il cavaliere nella video intervista che ha preceduto la visita alle strutture – ma confido che Cremona sappia apprezzare e sappia considerare la potenzialità che avranno questi centri di ricerca e di sapere”.
Un intervento che nasce dall’amore per Cremona e per i suoi cittadini e dalla fiducia nelle giovani generazioni. “Ho il convincimento – ha aggiunto Arvedi – che la cultura sia un fattore determinante per far uscire Cremona dall’isolamento. La cultura è la base del nostro futuro”. Ha poi ripercorso le prime fasi del progetto di Cremona città universitaria: “Inizialmente, quando pensavo a Santa Monica e alla caserma Manfredini, ebbi un incontro con i due rettori Franco Anelli della Cattolica e Ferruccio Resta del Politecnico perchè il mio desiderio era quello di unire la vocazione, lo spirito umanistico della Cattolica con quello più tecnologico e tecnico del Politecnico.
“A quel tempo unire i due rettori non è stato facile, abbiamo avuto incontri separati e poi insieme abbiamo deciso che si dovesse collaborare per far sì che oltre al momento tecnologico si desse un po’ di spazio anche allo spirito, che è quello che ti fa fare un passo oltre la logica, oltre la razionalità. E’ il credere che qualcosa sia possibile anche se oggi non è suffragato dalle leggi della natura e della scienza”.
“E’ così che è partita Santa Monica, ormai operativa”, ha continuato il cavalier Arvedi “ed è così che abbiamo finito in tempo record la Manfredini e di ciò va dato merito al progettista, architetto Andrea Carcereri, ai fratelli Riccardo e Matteo Musi, a tutti gli artigiani, bravissimi: qui sono passate decine di artigiani di grande valore, e questo è bello. E’ stato un grande lavoro, un grande impegno generale da parte di di tutti, fatto con grande entusiasmo, lo si vede nei particolari”.
E poi un breve excursus storico, per far ritrovare ai cremonesi di oggi quella intraprendenza che aveva fatto grande Cremona nel passato: “Questa città aveva cinque monasteri, in epoca romana era più importante di Parigi, e questo grazie alla sua collocazione, sulle rive del fiume Po. Aveva caratteristiche naturali che la rendevano unica e della sua importanza nel Medioevo e fino al Cinquecento ce ne rendiamo conto guardando ai suoi monumenti. Ma tutto ciò viene da lontano: dalla conoscenza, dal sapere e dallo studio. Oggi siamo qui, proprio in un centro di studi e ricerca, che mi auguro dia a Cremona quello stesso slancio, che si tolga dall’isolamento e dall’insenilimento. Che tornino i giovani in questa città, a ridare forza, speranza e futuro a tutti”.
Giuliana Biagi