2 Giugno, i discorsi: "La Repubblica
vive nelle scelte di ognuno di noi"
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E’ iniziato poco dopo le 11,30, giusto il tempo per i rappresentanti delle istituzioni di spostarsi da piazza Stradivari a piazza del Comune, il momento più formale delle celebrazioni del 2 Giugno a Cremona, dopo lo spettacolo offerto dai paracadutisti del “Tuscania”.
Il programma è iniziato con lo schieramento dei reparti, preceduto dalla fanfara dei Bersaglieri “Triboldi”: in ordine di arrivo, i militari X reggimento Guastatori; la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato; la Polizia Penitenziaria, quindi il plotone con gli agenti di Polizia Municipale e della Provinciale; infine quello misto composto da Vigili del Fuoco, infermiere della Croce Rossa Italiana e volontari della Protezione civile.
Quindi hanno sfilato medaglieri e labari delle associazioni combattentistiche e, per ultimi, numerosi rappresentanti dei Comuni, con i propri gonfaloni. Il prefetto Giannelli, accompagnato dal comandante provinciale dei Carabinieri, col. Pietro Sambataro, ha passato in rassegna i reparti schierati tutto attorno alla piazza, per poi ricevere il Tricolore dal comandante del 1° Reggimento Tuscania. E’ seguita la cerimonia dell’alzabandiera, con la lettura del messaggio di Mattarella da parte del rappresentante del governo e a seguire i discorsi del presidente della Provincia Roberto Mariani e del sindaco Andrea Virgilio.
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA MARIANI – “Il tema scelto quest’anno per il 2 giugno è quanto mai significativo”, ha esordito Mariani. “A difesa della Repubblica, al servizio del Paese, due concetti che non vivono separati, ma che si completano e si rafforzano a vicenda. A difesa della Repubblica significa preservare i principi costituzionali, le libertà, i diritti e i doveri che rendono il nostro Paese una democrazia moderna e inclusiva. Significa difendere le istituzioni e garantire la sicurezza dei cittadini, un compito che ogni giorno viene portato avanti dalle Forze Armate, dalle Forze dell’Ordine e dagli organi dello Stato, che ringrazio a nome dell’intera comunità provinciale per l’impegno e il sacrificio che dimostrano quotidianamente.
Ma difendere la Repubblica vuol dire anche essere al servizio del Paese, vivere il proprio ruolo di cittadini attivi e responsabili. Penso ai nostri volontari della Protezione Civile: 34 gruppi e oltre 750 persone che, in silenzio e spesso lontano dai riflettori, rappresentano il braccio operativo della Provincia in caso di emergenza. Il loro è un esempio concreto di quella solidarietà di cui il nostro territorio va fiero. Sono donne e uomini che mettono a disposizione il loro tempo, le loro competenze, la loro energia per il bene di tutti, senza cercare tornaconto personale. A loro, oggi, va il nostro più sentito grazie”.
Mariani ha poi ringraziato la Polizia Provinciale, anche nel supporto dei tanti piccoli comuni del terrtorio cremonese: “Non dimentico il lavoro portato avanti ogni giorno anche in condizioni difficili, in settori come quello delle infrastrutture stradali, troppo spesso bersaglio di tagli indiscriminati e ingiustificati da parte di chi dovrebbe invece garantire risorse adeguate per la manutenzione e la sicurezza di una rete che serve cittadini, imprese, famiglie, studenti.
“Proprio ai giovani voglio rivolgere un pensiero particolare. Penso alle ragazze e ai ragazzi che frequentano gli istituti superiori di tutta la provincia, che tra poche settimane affronteranno l’esame di maturità, o che si preparano a raggiungere il 18º anno di età. Loro rappresentano il futuro della Repubblica. Sempre più protagonisti, non solo con il loro voto, ma con le idee, le scelte di studio e di lavoro, la passione civile, l’impegno a difesa dell’ambiente, l’attenzione ai diritti e ai doveri di ogni cittadino. È anche per loro che dobbiamo garantire un Paese più giusto, sostenibile, accogliente e capace di offrire opportunità (…)
“La Repubblica – ha concluso Mariani – non è qualcosa di astratto, ma vive nelle scelte che ognuno di noi compie ogni giorno. Vive nel lavoro di chi costruisce, cura, protegge, insegna, studia, aiuta. Vive nel coraggio di chi difende i valori della libertà, della democrazia e della solidarietà”.
L’INTERVENTO DEL SINDACO VIRGILIO – “Le Costituzioni sono figlie di un ripudio di un passato che non si vuole più, e sono figlie di un disegno di futuro”, ha detto tra l’altro il sindaco Virgilio. “La nostra Repubblica e la nostra Costituzione prendono forma contro un regime autoritario che aveva cancellato il pluralismo politico, la libertà del dissenso, e che aveva dato rilievo più allo Stato che ai cittadini; e lo Stato era sempre li, incombente, sopra tutto, sopra le persone, sopra le imprese, sopra i lavoratori, sopra la cultura, dentro alla vita delle persone, fino a intaccarne l’intimità. Il fascismo era questo: oppressione e occupazione.
“E quando arrivano i nostri costituenti nel rovesciare questo principio ne affermano uno che è insieme semplice e straordinario: non è lo Stato che crea i diritti e neanche i doveri, non è lo Stato che concede i diritti, lo Stato riconosce i diritti, la nostra Costituzione non proibisce. I verbi più utilizzati dalla Carta Costituzionale sono “riconoscere”, “promuovere”: la Repubblica riconosce che veniamo prima noi, prima la persona e poi lo Stato.
Ma c’è un’altra parola altrettanto bella, la parola dignità. E questa parola la dobbiamo alle vittime dei totalitarismi, della Shoah, a quelle delle leggi razziali del ’38, emanate con un decreto il cui primo articolo diceva che gli studenti di razza ebraica sono esclusi dalle scuole: la prima esclusione riguardava i bambini. Da un giorno all’altro dei bambini persero non solo l’istruzione, ma anche i loro amici, i loro maestri e persero soprattutto la sensazione di appartenere a una comunità (…)
“La Repubblica è fondata sulla parità di genere che non possiamo semplicemente accogliere, perché presuppone che il maschile sia capace di ricostruire i propri codici di onnipotenza; perché accanto a ogni diritto c’è un lavoro culturale, non solo la costruzione di un sentimento agile, ma una provocazione verso la costruzione del cambiamento.
Ma c’è un’ultima cosa che ci insegna la nostra Repubblica: il rispetto reciproco. Lo abbiamo visto durante la discussione dei costituenti, quando i grandi padri intervenivano lo facevano senza microfono e l’aula cadeva nel silenzio per ascoltare le parole dell’altro. La civiltà è fatta di dialogo, di ascolto, di un necessario riconoscimento dell’altro. Oggi più che mai, dentro alla solitudine, dentro all’individualismo digitale che ci libera da questo vincolo di riconoscere l’altro.
E noi abbiamo il compito di fare atterrare tutto questo nei nostri luoghi di vita, farlo con lo stesso coraggio e la stessa leggerezza dei paracadutisti che oggi si sono esibiti, consapevoli che in questa piazza, ma soprattutto oltre, ci sono tanti diritti e doveri già riconosciuti ma non ancora praticati e anche nuovi diritti e nuovi doveri ancora da realizzare”.
Giuliana Biagi