Cronaca

Guerra tra ex, l'imputato: "Ero
io la vittima del suo sballo"

Era lei ad urlare, era lei a spingermi, colpendomi anche alle spalle, era lei a prendermi per il collo. Io con lei e i nostri figli volevo solo costruirmi una famiglia“. Queste alcune delle frasi del lungo esame di un  42enne residente nel cremonese finito a processo per lesioni e maltrattamenti nei confronti della sua ex compagna, 41 anni, che contro di lui si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Mimma Aiello.

Oggi in aula l’imputato, assistito dagli avvocati Cristina Pugnoli e Marco Bencivenga, si è difeso, respingendo tutte le accuse. Per la procura, dal 2021, anno in cui la coppia aveva deciso di comprare casa per andare a convivere con i figli, l’uomo, talvolta sotto l’effetto di stupefacenti, avrebbe sottoposto la compagna a violenze fisiche e psicologiche, anche alla presenza del loro figlio minorenne.

L’avvocato Pugnoli

Dopo la rottura, il 42enne non avrebbe accettato la fine della relazione, e in preda a scatti d’ira avrebbe distrutto e messo a soqquadro intere stanze della casa, controllato continuamente la partner nei suoi spostamenti, chiamandola ripetutamente e inviandole messaggi in cui le chiedeva dove e con chi fosse, minacciandola di morte, sottraendole le chiavi dell’auto per impedirle di uscire.

“Sì, litigavamo”, ha ammesso l’imputato. “Perchè lei faceva uso di alcol. Beveva tutti i giorni, non era mai in casa, spariva per godersi il suo sballo, e quando c’era, beveva anche alla presenza dei ragazzi, l’ho anche trovata svenuta in camera. Stavo male a vederla così, e ciò che ho fatto è stato solo per il suo bene”. L’uomo, ex tossicodipendente, si era curato ed era tornato “in carreggiata”. “Ci sono riuscito con fatica”, ha detto, “sono tornato a lavorare nell’azienda di famiglia e il mio solo obiettivo era quello di riuscire a riformare la mia famiglia. Lei per me era il pilastro su cui poggiava il futuro. E invece non è andata così”.

L’avvocato Bencivenga

Per l’accusa, lui non voleva che lei uscisse e le avrebbe requisito la borsa e le chiavi della macchina. Avrebbe anche tolto le chiavi di tutte le camere per evitare che ci fosse privacy, distrutto porte, installato telecamere in camera da letto e un gps sotto la scocca della sua macchina per controllare i suoi spostamenti.

“Sì”, ha ammesso di nuovo lui. “Ho tolto le chiavi delle porte da quando ho dovuto buttarne giù una perchè lei era svenuta con la porta chiusa dall’interno e non rispondeva. Volevo solo evitare di buttare giù altre porte. L’ho fatto per lei, come una sorta di tutela. Le ho portato via le chiavi della macchina perchè non era nelle condizioni di guidare ma mi dava del colpevole per la sua reclusione in casa.

L’avvocato Aiello

Quando usciva, inoltre, faceva spese folli: comprava la carne di cavallo per il cane e si è presa un appartamento in affitto a mia insaputa. Del gps alla macchina, che c’era, lei lo ha sempre saputo. Era un’auto nuova e l’avevo preso in caso di furto. Non è vero della telecamera in camera da letto. Non era attiva e non era puntata sul letto”. Per tentare di risolvere i loro problemi, l’uomo avrebbe proposto alla compagna di intraprendere un percorso di coppia. “Non c’è stato verso, lei diceva che l’unico problema ero io“.

Il 13 febbraio del 2023, in uno scatto d’ira, l’imputato aveva lanciato addosso alla compagna, colpendola sul viso, un bottiglia di plastica della Coca Cola. “Ero arrabbiato per tutti i motivi che ho spiegato”, si è difeso il 42enne. “Di quel gesto mi pento”.

Il 17 giugno è attesa la sentenza.

Sara Pizzorni

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