Cronaca

Pugni e calci alla madre durante
le liti: condannato a due anni

Quando il giudice ha emesso sentenza di condanna per maltrattamenti, una mamma cremonese di 57 anni non è riuscita a trattenersi, e una volta fuori dall’aula si è lasciata andare in un pianto liberatorio. “Sono stata io a denunciare mio figlio, mi è dispiaciuto, non volevo, non ci dormivo la notte, ma poi mi sono convinta. Ero esasperata“.

Simone, 25 anni, figlio unico, è stato condannato per maltrattamenti alla madre a due anni di reclusione, pena sospesa per cinque anni a patto che segua percorsi di recupero ad hoc per uomini maltrattanti. Il giovane era stato denunciato dalla 57enne nel settembre del 2022, dopo l’ennesima lite. Nel procedimento, la donna non si è costituita parte civile, ma oggi era presente in aula seduta accanto al suo legale, l’avvocato Daniele Lurani.

Nel giugno di due anni fa lei aveva testimoniato come parte offesa. “Se il cibo non era di suo gradimento, prima mi insultava e poi mi picchiava”, aveva raccontato in aula. “Mi dava pugni sulla testa, mi prendeva a calci e mi prendeva per il collo. E questo avveniva anche alla presenza della sua fidanzata”.

L’avvocato Giarrusso

Secondo quanto raccontato dalla vittima, il figlio le aveva chiesto di fermarsi a comprargli delle crocchette mentre andava al mercato a fare la spesa. In mano le aveva dato 50 euro, soldi che lui aveva guadagnato facendo lavoretti saltuari di giardinaggio. Ma lei era tornata a casa senza le crocchette. “Me n’ero dimenticata”, ha detto. Violenta la reazione del figlio, che in un eccesso d’ira l’aveva colpita con schiaffi e calci, sbattendola contro un vetro.

La mamma aveva parlato di liti quasi quotidiane. “Io di carattere sono una debole. Avevo paura. Non ho mai reagito, gli chiedevo solo di smettere e urlavo. I vicini mi sentivano, una volta mi sono rifugiata da loro”. Proprio uno dei vicini oggi è stato chiamato a testimoniare. L’uomo ha riferito che tra mamma e figlio c’erano “cattivissimi rapporti“. “Lui la offendeva e continuava a dirle ‘ti spacco la faccia’, e lei che gli rispondeva ‘non picchiarmi, non picchiarmi’.

Io li sentivo quando andavo sul balcone a fumare, e lei aveva segni sul viso e segni di un calcio sulle gambe. Era stata lei a farmeli vedere”. Con il vicino, la donna si era confidata, dicendo che il figlio continuava a picchiarla. “Il tutto sarà andato avanti per un paio d’anni“, ha sostenuto il testimone. “Nel condominio lo sapevano tutti, ma non ne hanno parlato perchè avevano paura”.

L’avvocato Lurani

Un testimone, quest’ultimo, definito “genuino” dal pm onorario, che aveva chiesto la condanna parlando di un contesto di disagio familiare e di violenze.

Il legale della difesa, l’avvocato Guido Giarrusso, ha invece cercato di intaccare la credibilità della persona offesa. “Si è parlato di frequenti scontri e di botte tutti i giorni, ma non c’è alcun referto medico“. “Il che ci può anche stare”, ha sostenuto l’avvocato, “per il rapporto di protezione della madre nei confronti del figlio. Ma non ci sono neanche foto dei lividi e nessuno ha detto di aver visto il mio cliente picchiare la madre, compresa la sua fidanzata, che per un certo tempo aveva vissuto a casa loro”.

L’avvocato Giarrusso ha parlato di una situazione molto triste e della vita difficile vissuta dal ragazzo: “Nel 2009 la scuola che frequentava aveva segnalato ai servizi sociali gravi problematiche. Il padre, morto nel 2018, era dipendente dall’alcol, e la moglie, succube del marito, non era in grado di prendersi cura del figlio“.

Nel menage familiare erano entrati i servizi sociali che avevano avviato con genitori e figlio un percorso, non andato a buon fine per la poca collaborazione del nucleo familiare. Così Simone, nel 2014, era finito in comunità, uscendone nel 2020, una volta diventato maggiorenne. Ed era tornato a vivere con la madre.

“Non c’era la volontà, da parte del figlio, di vessare la madre”, ha sostenuto l’avvocato della difesa, convinto che Simone possa aver emulato i comportamenti del padre.

Da quattro anni la 57enne, che con il figlio non ha più rapporti, convive con il nuovo compagno. “Adesso faccio una vita serena e tranquilla”, ha detto. Da oggi, l’imputato, che nei confronti della mamma aveva il divieto di avvicinamento dal primo ottobre 2022, è libero. La misura è cessata per decorrenza dei termini.

Sulla sentenza di condanna per maltrattamenti, l’avvocato Giarrusso si è riservato di leggere la motivazione per poi valutare se ricorrere in Appello.

Sara Pizzorni

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