Cronaca

Tamoil: "No a seconda richiesta di
archiviazione". Scontro di perizie

Per gli avvocati di Tamoil, "non c'è alcuna contaminazione in corso. La barriera idraulica funziona. Ciò che ancora esiste è un prodotto storico"

Da sinistra, gli avvocati Gian Pietro e Monica Gennari, Claudio Tampelli, Carlo Melzi d'Eril e Simone Lonati

No alla seconda richiesta di archiviazione della procura contro Tamoil“. Lo chiedono i legali della canottieri Bissolati, rappresentata dagli avvocati Gian Pietro e Monica Gennari insieme al collega Claudio Tampelli, che oggi davanti al gip si sono opposti alla seconda richiesta di archiviazione in merito ai due esposti presentati il 7 gennaio del 2022 da Gino Ruggeri, esponente del Partito Radicale e medaglia d’oro per la sua costituzione di parte civile al posto dell’ente Comune nel primo processo Tamoil, e il 12 aprile del 2022 da Legambiente, in cui si chiedeva alla procura di svolgere approfondite indagini per verificare l‘eventuale sussistenza di ipotesi di reato in ordine alla continuità, alla persistenza e all’attualità della contaminazione da idrocarburi delle aree esterne alla ex raffineria Tamoil, in particolare di quelle occupate dalla società Bissolati.

Già a suo tempo, per la procura, “dagli elementi raccolti durante le indagini preliminari non erano emersi elementi atti a provare una variazione e modifica dello stato di compromissione ambientale già acclarata in sede di precedenti processi penali”. In sostanza, non erano emerse attività o gestioni che indicassero un nuovo ed ulteriore inquinamento ambientale. Nell’aprile del 2023 Legambiente Lombardia e Ruggeri, assistiti rispettivamente dagli avvocati Sergio Cannavò e Vito Castelli, si erano opposti alla richiesta di archiviazione, e il gip aveva accolto l’opposizione, disponendo un supplemento di indagini per il tempo di sei mesi. Al termine dei nuovi accertamenti, la procura ha reiterato la richiesta di archiviazione a cui oggi i legali Gennari, Tampelli e Castelli si sono opposti.

La consulenza disposta dal pm sostiene che “l’inquinamento è storico ed è riconducibile a quanto già oggetto di precedenti procedimenti penali”. Sulla stessa linea del pm, gli avvocati di Tamoil, i legali Carlo Melzi d’Eril e Simone Lonati. “Anche in base alla consulenza tecnica del professor Luca Alberti“, hanno spiegato gli avvocati d’Eril e Lonati, “non esiste alcuna contaminazione in corso, perchè la barriera idraulica che separa il sito industriale dalle aree esterne funziona ed è in grado di impedire sia il passaggio di surnatante che di acqua contaminata e di recuperare nello stesso tempo il prodotto che all’epoca era già uscito prima del posizionamento della barriera idraulica nel 2007.

L’avvocato Castelli

Nelle aree interne questo surnatante c’è ancora, seppur diluito nel corso del tempo, ma per riuscire a recuperarlo tutto ci vogliono tanti anni, così come ha evidenziato l’esperienza di altri siti simili che ci sono nel nostro paese. Tutti gli indici confermano che si tratta di un prodotto storico“. I legali hanno parlato anche della presenza del kerosene, ritenuto dagli avvocati di Bissolati, Legambiente e Ruggeri un prodotto nuovo, in quanto la raffineria lo stocca solo dal 2018. “Non è vero”, hanno sostenuto i difensori della raffineria: Tamoil lo stocca dall’inizio del tempo in cui esiste. Ha smesso tra il 2011 e il 2018 perchè la raffineria è diventata deposito, ma ha ripreso nel 2018″.

“Che Tamoil continui ad inquinare”, hanno commentato da parte loro gli avvocati Gennari e Tampelli, “lo dicono i nostri consulenti, le sentenze e i consulenti tecnici dei giudici. Questi dati sono agli atti. Il Tar ha dato delle indicazioni sull’erroneità di alcuni passaggi dell’istruttoria dei procedimenti amministrativi, speriamo che ci sia un adeguamento a quello che dice il Tar nella prossima conferenza dei servizi del 24 luglio. Sono passati 18 anni, ma il prodotto è ancora lì. Un prodotto fresco e non residuale. Riteniamo che la perizia fatta dal consulente del pubblico ministero sia gravemente errata perchè parte da presupposti errati che sono stati sconfessati dalle sentenze penali e dalle consulenze tecniche in sede civile”.

L’avvocato Cannavò

Il giudice si è riservato di decidere.

In merito all’udienza di questa mattina è intervenuto Sergio Ravelli, consigliere generale del Partito radicale, che in una nota esprime il suo “totale apprezzamento agli avvocati  Gennari e Tampelli per l’eccellente lavoro di ricostruzione e di analisi di tutti i fatti, le circostanze e i comportamenti in relazione all’inquinamento causato dalla Tamoil. La ricca documentazione da loro presentata al giudice porta a queste considerazioni difficilmente contestabili:

l’area della Bissolati risulta attualmente contaminata da idrocarburi provenienti dalla Tamoil tramite trasporto da parte della falda idrica in fase disciolta e libera. Ciò è da attribuirsi alle carenze strutturali della barriera idraulica progettata principalmente allo scopo di non permettere il passaggio di acque con contaminazione disciolta e non con lo scopo specifico di intercettare il surnatante; la presenza di surnatante nelle aree della Bissolati ha una datazione recente e non storica. Lo dimostra la presenza di Mtbe e di kerosene, sostanza utilizzata massicciamente dal 2018 ad oggi; senza una nuova analisi del rischio non è possibile garantire l’assenza di un rischio per la salute”. “Per queste ragioni”, conclude Ravelli, “sono fiducioso che il giudice accoglierà la nostra opposizione alla richiesta di archiviazione della procura con richiesta di prosecuzione delle indagini”.

Sara Pizzorni

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