Cronaca

Tamoil, esposti: chiesta per
la seconda volta l'archiviazione

Da sinistra, gli avvocati Cannavò e Castelli, Gino Ruggeri e Sergio Ravelli

La procura di Cremona ha chiesto per la seconda volta l’archiviazione dei due esposti presentati il 7 gennaio del 2022 da Gino Ruggeri, esponente del Partito Radicale e medaglia d’oro per la sua costituzione di parte civile, al posto dell’ente Comune, nel primo processo Tamoil, e il 12 aprile del 2022 da Legambiente, in cui si chiedeva alla procura di svolgere approfondite indagini per verificare la eventuale sussistenza di ipotesi di reato in ordine alla continuità, alla persistenza e all’attualità della contaminazione da idrocarburi delle aree esterne alla ex raffineria Tamoil, in particolare di quelle occupate dalla società Bissolati, rappresentata dagli avvocatiGianpietro Gennari e Claudio Tampelli.

Già a suo tempo, per la procura, “dagli elementi raccolti durante le indagini preliminari, non erano emersi elementi atti a provare una variazione e modifica dello stato di compromissione ambientale già acclarata in sede di precedenti processi penali”. In sostanza, non erano emerse attività o gestioni che indicassero un nuovo ed ulteriore inquinamento ambientale.

Nell’aprile del 2023 Legambiente Lombardia e Ruggeri si erano opposti alla richiesta di archiviazione, e il gip aveva accolto l’opposizione, disponendo un supplemento di indagini per il tempo di sei mesi.

Al termine dei nuovi accertamenti, il pm Davide Rocco ha reiterato la richiesta di archiviazione a cui gli avvocati Sergio Cannavò e Vito Castelli, rispettivamente per Legambiente e Ruggeri, insieme ai colleghi Gennari e Tampelli, si sono opposti. Ora si attende la fissazione dell’udienza davanti al gip.

Gli avvocati Gennari e Tampelli

La consulenza disposta dal pm sostiene che “l’inquinamento è storico ed è riconducibile a quanto già oggetto di precedenti procedimenti penali”. Un consulenza che ha lasciato “perplessi” i legali. “Può darsi anche, però”, ha spiegato l’avvocato Cannavò, “che ci sia della sostanza fuoriuscita negli ultimi anni, quando ancora si stavano sistemando le tubature e negli anni anche immediatamente successivi, perchè il completamento della sistemazione delle fogne è del 2010, mentre la certificazione della fine del nostro processo è del 2007. Quindi anche nei tre anni successivi il materiale ha continuato ad uscire dal sottosuolo della Tamoil, spostandosi nelle aree esterne, soprattutto nella Bissolati. Per noi, questa è una nuova condotta non coperta da giudizio“.

“Ed è anche stata trovata una sostanza nuova“, ha spiegato l’avvocato Cannavò, “che è il kerosene, reintrodotta in Tamoil nel 2018/2019. La consulenza del pm non prende in considerazione l’aspetto della datazione dell’inquinamento, ma è chiaro che dagli accertamenti emersi nell’ambito del procedimento civile si tratta di sostanze che non possono avere più di dieci anni, e a noi interessa dimostrare proprio questo”.

Intanto il 26 febbraio davanti al Tar di Brescia si discuterà un’altra battaglia sulla ex raffineria: La Bissolati ha portato il Comune davanti ai giudici, ai quali i legali della canottieri, con un ricorso depositato a dicembre 2022, chiedono l’annullamento del decreto del Comune – Settore Ambiente e Transizione Ecologica.

E’ il decreto del 3 ottobre 2022 con il quale, a seguito della Conferenza dei servizi che aveva visto coinvolti Arpa Lombardia, Provincia di Cremona e Ats Val Padana, il Comune aveva  autorizzato Tamoil ad eseguire interventi di ripristino ambientale nell’area della Bissolati. Gli avvocati sostengono però che quei lavori non siano stati sufficienti e che non siano state tenute in debito conto le osservazioni tecniche avanzate dal loro consulente Giovanni Porto, che aveva riscontrato criticità sulla limitatezza della zona di intervento e sull’inadeguatezza della barriera idraulica.

Sara Pizzorni

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