Cronaca

Storia di un ex bullo: la rinascita
di un minore che vuole cambiare

La struttura di via Giordano dedicata all’accoglienza dei richiedenti asilo

Il prossimo gennaio, Matteo (nome di fantasia), tunisino, diventerà maggiorenne. Il giovane è uno dei componenti della baby gang di ragazzini nordafricani, minorenni e maggiorenni, arrestati tra la fine di novembre e il mese di dicembre dell’anno scorso perchè considerati gli autori di quella escalation di violenze che tanto aveva creato paura e allarme tra i cremonesi.

La banda, responsabile di undici episodi, tra cui aggressioni, rapine, lanci di oggetti, fino ad un caso di tentata violenza sessuale già terminato con la condanna a quattro anni di reclusione per uno dei ragazzi, aveva imperversato tra il centro storico, le zone delle stazioni ferroviarie e dei pullman, i giardini di piazza Roma e vicino ad alcune aree commerciali.

Matteo, che prima era uno di loro, oggi è una persona diversa. Il percorso affrontato, prima in comunità, e poi nel carcere minorile, gli ha fatto capire di aver sbagliato ed ha fatto nascere in lui il desiderio di riscatto, tentando di riprendere in mano la sua vita e di cambiarla in meglio. Ne è convinto anche il giudice del tribunale dei minori che ha detto sì alla scarcerazione del ragazzo, che ora attende solo il via libera per poter riabbracciare la sua famiglia e rientrare nella struttura di via Giordano dedicata all’accoglienza dei richiedenti asilo proprio dove a novembre ci fu il blitz delle forze dell’ordine.

Prima del pentimento, Matteo era un bullo e un giovane che assumeva sostanze stupefacenti. Quando erano iniziati i problemi in Tunisia, i suoi genitori, che gestivano un bar, a 15 anni lo avevano messo su un barcone per l’Italia. In seguito lo avevano raggiunto a Cremona. Ma nel frattempo la droga, gli psicofarmaci e le cattive compagnie lo avevano fatto finire su una brutta strada, unendosi alla gang dei ragazzini terribili.

L’avvocato Pugnoli

Poi l’arresto a novembre, l’ingresso in comunità, la fuga per tornare dai suoi. Ripreso, il 20 dicembre scorso era entrato al Beccaria dove è rimasto per quattro mesi. Durante la sua detenzione ha intrapreso un percorso di riabilitazione e di disintossicazione, rendendosi contro di dover cambiare. Una trasformazione che l’ha portato ad essere anche un punto di riferimento per i giovani detenuti come lui. Uno degli episodi lo ha raccontato il suo legale, l’avvocato Cristina Pugnoli, che non lo ha mai abbandonato. “In carcere, un ragazzino aveva creato dei problemi ed era stato messo in isolamento per cinque giorni. Ma aveva paura, e così, per fargli compagnia, Matteo si è offerto volontario per trascorrere quei cinque giorni con lui”.

Al giudice che oggi ha detto sì alla sua scarcerazione, Matteo aveva scritto una lettera in cui ha ribadito di aver capito il disvalore delle sue azioni e la volontà di cambiare vita, ricevendo i complimenti del magistrato per il suo cambio di rotta.

Matteo dovrà stare a casa la sera e ha la messa alla prova. “Riprenderà il percorso scolastico, sperando che possa riprendere l’indirizzo alberghiero, perchè lui è molto bravo”, ha spiegato l’avvocato Pugnoli. “Anche nelle attività che faceva in comunità lavorava in un laboratorio di panificazione. Anche in questo caso ci sono delle relazioni molto positive. Aiutava gli altri, puliva senza che nessuno glielo chiedesse, e poi farà del volontariato presso la cooperativa sociale Fratelli Tutti di Cremona che si occupa dell’avvio al lavoro nell’ambito della panificazione e della pasticceria di persone fragili”.

Se a questi ragazzi vengono dati degli strumenti, possono integrarsi nel territorio e cambiare“, ha aggiunto il legale. “Il mio assistito si è assunto la responsabilità delle sue azioni, si è scusato, ha ringraziato il giudice per la chance che gli è stata data, una possibilità che non era scontata. In lui è stato visto un percorso di crescita e di maturazione, e il tribunale dei minorenni ha ritenuto di dargli questa chance. Questa è la finalità: quella di rieducare“.

Sara Pizzorni

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