Tamoil, Pizzetti replica: "Valutato
condizioni reali e rapporti di forza"
"Per chi nulla ha fatto, specializzandosi nei commenti dalla panchina sul marciapiede, risulta conveniente distorcere le cose per celare la propria insussistenza"
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Si aggiunge un nuovo capitolo nello scambio di battute sul caso Tamoil tra l’esponente ed ex parlamentare del Pd Luciano Pizzetti e il capogruppo in Consiglio comunale di Sinistra per Cremona Lapo Pasquetti. Dopo che Pasquetti aveva dichiarato che il Comune sbagliò a non costituirsi subito parte civile, Pizzetti aveva evidenziato come la priorità fosse il lavoro, ma il capogruppo di Sinistra per Cremona aveva bollato come “oggettivamente infondata” la ricostruzione del dem. Ora, proprio Pizzetti, controreplica a Pasquetti: “Primo Levi scriveva “non c’è futuro senza memoria”. È certamente esagerato richiamare il grande scrittore a commento delle affermazioni dell’avvocato Lapo Pasquetti. Ciò non di meno occorre evitare che un passaggio decisivo per la vita sociale di Cremona venga ridotto a carta straccia ideologica. Di certo non è fuori luogo appellarsi alla realtà delle cose, giacché di oggettivamente infondate ci sono solo le ricostruzioni fasulle”.
“All’epoca – ricostruisce l’esponente del Pd – coloro che erano impegnati ad affrontare le conseguenze occupazionali del passaggio di Tamoil da impianto produttivo a deposito carburante, avevano ben chiare le condizioni della trattativa. Sul tavolo non c’erano più opzioni ma una soltanto. Quella di separare la tutela dei lavoratori e l’avvio della captazione del surnatante che invadeva le canottieri, dal risarcimento generale. Se fossero state accomunate, la trattativa sarebbe divenuta inagibile. Perché Tamoil non trattava con la pistola puntata alla tempia. Fa specie che l’avvocato Pasquetti non se ne capaciti. Perciò abbiamo separato il sociale dal civile. Subito il sociale, in seguito il civile e a latere il penale. Ciò ha consentito di ottenere un esito che ha fatto scuola. I lavoratori sono stati posti in “sicurezza”. Le canottieri non sono state chiuse. La giustizia penale ha indipendentemente fatto il proprio corso. I risarcimenti invece devono ancora essere risarciti”.
Pizzetti quindi evidenzia: “Ecco dunque la prova provata. Se avessimo tenuto tutto assieme staremmo ancora nel campo di Agramante. Non eravamo delle capre sopra le panche e nemiche dell’ambiente. Semplicemente abbiamo valutato condizioni reali e rapporti di forza. Adottando il criterio della differenziazione di problematiche e tempistiche. Prima l’emergenza poi l’azione risarcitoria. Non mi pare difficile da comprendere. Certo, per chi nulla ha fatto, specializzandosi nei commenti dalla panchina sul marciapiede, risulta conveniente distorcere le cose per celare la propria insussistenza”.
“La mia risposta era piccata?”, si chiede ancora il dem che chiarisce: “Non è il termine esatto. Indignata è quello più appropriato. Per la non curanza da sinistra ha della vicenda sociale che colpiva centinaia di persone in carne ed ossa. Per il tentativo di occultatore l’impegno di chi si è dedicato alla ricerca di positive soluzioni. A partire dai sindacati e dalla RSU, dal sindaco Perri. La collega Cinzia Fontana, che molto si è dedicata alla vicenda, mi ricordava di come in zona cesarini siamo riusciti ad evitare anche il rischio degli esodati. Perri era un sindaco di centrodestra? Certamente. Ma perché nascondere il suo specifico impegno? È così che la sinistra pensa di prevalere? Non è forse meglio, più onesto politicamente, dire pane al pane e vino al vino? Anche se diverso da te. Non è forse meglio impegnarsi per i lavoratori anziché polemizzare a prescindere? Peraltro senza quel risultato dubito assai, anzi fortemente, che le nostre Amministrazioni avrebbero avuto la forza di avviare azioni risarcitorie. Su un terreno inaridito dal conflitto sociale non coltivi nulla di buono”.
“Infine – conclude -, non avendo nessuna mucca nel corridoio, metafora peraltro un po’ ridicola in terra agraria, tralascio le affermazioni più generali e autodeclamatorie dell’avvocato Pasquetti. Anche perché dopo la vicenda Soumahoro non è il caso di affondare il coltello nella piaga. Comunque, una cosa è per me chiara. Come la storia insegna, i riformisti non possono trasformarsi in massimalisti e questi ultimi possono invece solo migliorare. Sempre che vogliano il cambiamento e non limitarsi a parlarne seduti sul sofà con comode pantofole. In conclusione, da mo è il tempo di confrontarsi con Tamoil e con le diverse Istituzioni, per affrontare la messa in sicurezza delle aree interne all’impianto, propedeutica alla bonifica e al riuso e l’utilizzo delle aree esterne. È in questo processo che, a mio modo di vedere, va affrontato e posto con concretezza il tema del risarcimento. La propaganda è un di più assai nocivo. Per l’economia e per l’ambiente”.