Cade l'associazione per delinquere
per la gang dei bancomat: liberi
Ai domiciliari solo due accusati di tentato furto per il colpo fallito a Cella Dati
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Per i giudici del tribunale del Riesame di Brescia non sussiste il reato di associazione a delinquere per la “banda dei bancomat”, costituita, secondo gli inquirenti, da sette persone, tutte originarie del foggiano, arrestate agli inizi del mese di novembre dai carabinieri di Cremona. Tutti sono quindi stati liberati, tranne due, che sono agli arresti domiciliari. Si tratta di un 40enne residente nel cremonese, e un 47enne di Foggia.
L’inchiesta aveva preso il via dopo il tentato furto da parte di cinque persone nella notte del primo febbraio 2025 allo sportello bancomat della Cassa Padana Banca di Credito Cooperativo filiale di Cella Dati. I malviventi avevano utilizzato due ordigni esplosivi artigianali chiamati “marmotta”, di cui solo uno era stato ritrovato. Alle 2,17 tre di loro, con il volto coperto e con indosso dei guanti, avevano fatto esplodere, con un intervallo temporale di circa due minuti l’uno dall’altro, gli ordigni esplosivi, innescando la miccia con un accendino. Le due esplosioni avevano provocato ingenti danni allo sportello e alla sede dell’istituto bancario, ma i ladri non erano riusciti a far saltare le due cassaforti del bancomat, che avevano resistito all’esplosione. I malviventi si erano quindi allontanati a mani vuote a bordo di un’Alfa Romeo Stelvio blu rubata a Cremona il 31 gennaio.
I due ai domiciliari erano stati individuati come due degli autori materiali del tentato furto in concorso con tre rimasti ignoti. Per i carabinieri, avrebbero fatto parte di una struttura criminale organizzata con base nel cremonese e diramazioni in Puglia. Ma il Riesame non ha ritenuto sussistessero i presupposti per contestare l’associazione a delinquere, ipotesi di reato per cui i sette presunti componenti del gruppo erano finiti in carcere. Gli altri arrestati, tutti foggiani, sono tornati in libertà. Il 40enne ai domiciliari è assistito dagli avvocati Marco Soldi e Guido Priori.
Sara Pizzorni