Abusi su minori. Nel caso Garioni spunta anche il ‘gioco dei bigliettini’ nel doposcuola
Giuseppe Garioni, 55 anni, dipendente dell’amministrazione provinciale ed ex presidente della società di calcio Il Torrazzo, accusato di violenza sessuale su minori aggravata dall’abuso di autorità e di prostituzione minorile, sarà processato con il rito abbreviato. Lo hanno chiesto ed ottenuto dal gup Letizia Platè i suoi difensori, gli avvocati Michele Tolomini e Luigi Frattini.
Oggi intanto il pm Carlotta Bernardini ha chiesto una perizia psicologia sulle presunte vittime, sentite il 22 marzo scorso in sede di incidente probatorio dal giudice Pierpaolo Beluzzi. Alcune avevano confermato le accuse, mentre altre le avevano sminuite, rivedendo le loro precedenti dichiarazioni. La richiesta di perizia, però, è stata rigettata dal gup.
Tra coloro che hanno confermato c’è anche il ragazzino di 17 anni, all’epoca 15enne, che si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Cesare Grazioli.
Il suo è il caso più grave. A casa di Garioni, durante i compiti pomeridiani, sarebbe stato costretto a subire atti sessuali, ad abbracciare e baciare più volte l’imputato.
A puntare il dito contro Garioni, anche tre persone che gli inquirenti avevano sentito in fase di indagine. I tre, tutti italiani, oggi adulti, alla fine degli anni ‘80 frequentavano Il Torrazzo e anche loro sarebbero stati vittime di abusi. I loro casi sono già prescritti. I tre hanno raccontato degli approcci di Garioni, prima con il solletico e poi con veri e propri toccamenti. Un ‘sistema’ che, secondo l’accusa, sarebbe andato avanti per anni. Non solo. Garioni, che all’epoca teneva lezioni di doposcuola in uno stabile di via Ghinaglia, si sarebbe inventato il cosiddetto ‘gioco dei bigliettini’: al termine delle lezioni, il 55enne avrebbe fatto restare uno dei ragazzi al quale avrebbe fatto pescare dei bigliettini sui quali c’erano scritte parole come ‘solletico’, ‘sculacciate’, ‘seghetta’ e ‘pisello’. Garioni avrebbe poi messo in pratica quanto estratto dal ragazzino di turno. A volte tra i bigliettini c’erano anche indicate solo somme di denaro nell’ordine dei 20 euro.
Per quanto riguarda la difesa, la scorsa udienza i legali avevano depositato una corposa documentazione contenente indagini difensive con la testimonianza di cinque persone in favore di Garioni.
L’imputato, sottoposto al divieto di allontanarsi dalla propria abitazione dalle 20 alle 06 e di frequentare luoghi di abituale ritrovo di minori, era finito agli arresti il 14 dicembre dello scorso anno da parte degli uomini della squadra mobile. Secondo l’accusa, per anni avrebbe approfittato della sua posizione per usare violenza sui giovanissimi giocatori con carezze e toccamenti nelle parti intime. Solo in un caso avrebbe pagato uno dei ragazzini per gli abusi.
Ad incastrare il 55enne, le telecamere, le intercettazioni e le testimonianze incrociate degli stessi ragazzi. Sei i casi contestati nei confronti di giovanissimi, molti con situazioni economicamente difficili alle spalle. Uno degli episodi sarebbe avvenuto tra il 2009 e il 2010, mentre gli altri nel 2015 e nel 2016. Le presunte violenze si sarebbero consumate o sarebbero state tentate nella sede dell’associazione sportiva attigua al campo da calcio, presso l’abitazione di Garioni, sul pulmino dell’associazione sportiva da lui guidato e nello spogliatoio del campo da calcio.
Nella prossima udienza, fissata al 21 marzo, lo stesso Garioni potrebbe chiedere di essere sentito dal giudice. Non è escluso che già quel giorno possa essere pronunciata la sentenza. In caso contrario, si andrà al 16 maggio successivo.
Sara Pizzorni