Cronaca

Detenuto suicida: "E' già il
13esimo in Italia nel 2025"

Il suicidio verificatosi lunedì in carcere a Cremona è il 13esimo in un istituto penitenziario dall’inizio dell’anno. A fornire il dato è l’associazione Radicale Fabiano Antoniani, che nello scorso mese di dicembre si era recata in visita alla casa circondariale di Cremona e che da tempo ne monitora la situazione.

I dati, per l’associazione, sono allarmanti: “Sovraffollamento cronico, con 551 detenuti a fronte di soli 394 posti disponibili, e una ancora più critica carenza di personale penitenziario, che si ritrova a operare in condizioni gravose capaci di impattare anche sulla loro salute mentale” fanno sapere Nancy Pederzani, Vittoria Loffi e Vittorio Mascarini, rispettivamente presidente, segretario e tesoriere dell’Associazione. “Dati che trovano conferma anche nelle parole del segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, che descrive un sistema carcere incapace di garantire condizioni di vita dignitose”.

“Il problema non è solo logistico: la salute mentale dei detenuti solleva questioni urgenti che richiedono attenzione” continuano i vertici dell’associazione. “Molti di loro soffrono di disturbi psicologici e dipendenze da sostanze stupefacenti e alcol, aggravati dall’isolamento, dalla difficoltà che spesso riscontrano ad accedere a percorsi di riabilitazione e dal totale abbandono istituzionale. Per chi vive in queste condizioni, il carcere si trasforma in una condanna senza appello, dove il suicidio può apparire, tragicamente, l’unica via d’uscita”.

“Questa non è solo una questione di diritti umani, ma una sconfitta per lo Stato di Diritto. Continuare ad ignorare questa emergenza significa accettare un sistema fallimentare” si legge ancora nella nota. “Il carcere non può diventare un luogo di abbandono, dove le persone si limitano a contare i giorni che passano. Deve essere, invece, uno spazio di riscatto e reinserimento, capace di offrire una nuova prospettiva di vita nel rispetto della legalità” evidenziano ancora i vertici dell’associazione.

È urgente un cambio di rotta: servono misure concrete per ridurre il sovraffollamento, garantire supporto psicologico e investire in percorsi di reinserimento. Non possiamo più voltare lo sguardo altrove. È tempo di agire”.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...