Cronaca

Cremona dissing: 'Ripartire dalla famiglia, intervento del sindaco tardivo e generico'

 La dolorosa vicenda della baby gang, sfociata in una serie di denunce e arresti da parte dell’Arma dei Carabinieri, a cui va sempre la nostra riconoscenza, ci ha posto di fronte ad una serie di realtà con le quali dobbiamo fare i conti.

Siamo in presenza di un’autentica emergenza educativa che coinvolge innanzitutto le famiglie, le  realtà educative (es. oratori e centri di aggregazione giovanile), la scuola. Viviamo in un clima culturale che ha contribuito a banalizzare e svilire il ruolo e il valore della famiglia costituita da figure reali di riferimento per i ragazzi, testimoni concreti di un modo di vivere bello e positivo. Questa ‘mancanza’ rende i nostri giovani più soli, più fragili e ultimamente meno attrezzati a distinguere il bene dal male, a comprendere il proprio compito nel mondo, la propria responsabilità   nella costruzione di una società più giusta. Si deve ripartire dalla famiglia: un luogo fisico dove le persone concrete vivono e crescono in un contesto ordinato e rispettoso, dove la gioia, la tristezza, la fatica vengono comprese e accompagnate. Analogo percorso deve essere ripreso anche per i diversi ambiti educativi e per la scuola, valorizzando il ruolo insostituibile degli insegnanti, educatori e maestri.I social network hanno stravolto il valore positivo dei rapporti tra persone al punto da sostituirli con legami  virtuali e quindi più aridi e freddi. La presenza sui social rappresenta per tanti la modalità più efficace di documentare la propria esistenza e per esistere occorre stupire. Anche su questo punto occorre agire in più direzioni: attribuire maggiori responsabilità ai  gestori dei canali social in merito ai contenuti pubblicati, introdurre il divieto dell’anonimato dei profili grazie al quale gli ‘utenti’ danno sfogo ai peggiori istinti  confidando sull’impunita’, introdurre e potenziare un lavoro  di educazione civica nelle scuole che comprenda anche il corretto utilizzo dei social. 

Cremona non è l’isola felice che qualcuno propaganda, ed affermare questa evidenza  non è ‘alimentare la paura’, come ci è stato detto in campagna elettorale, ma osservare la realtà. Appare tardivo il generico invito alla riflessione proposto dal Sindaco Galimberti  dopo che i fatti si sono imposti in tutta la loro drammaticità, anche perché privo di concreti spunti  di lavoro per il presente e per il futuro.

In questi ultimi mesi nella nostra città sono successi numerosi fatti gravissimi che hanno portato in superficie un malessere profondo che deve essere conosciuto, compreso e affrontato con il concorso di tutti, ma ciascuno con le proprie responsabilità. Un maggior presidio del territorio da parte della nostra polizia locale in raccordo con le altre Forze dell’Ordine, una più efficace organizzazione di una rete sociale in grado di intercettare i bisogni più veri delle persone e le condizioni più a rischio di devianza, una maggiore umiltà nell’osservazione di quanto accade nelle strade e nelle piazze della nostra città consentirebbe  di lavorare sulla prevenzione. 

Lo dobbiamo innanzitutto ai ragazzini che sono stati  vittime della violenza vile e gratuita e alle loro famiglie, che meritano una risposta, ma anche alla famiglie dei ragazzi che si sono resi responsabili di gravi azioni e reati, perché anche per loro sia possibile una ripartenza. 

Carlo Malvezzi

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